Un percorso di Khush Art presso la nostra Fondazione

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La Khush Art, che nasce dal connubio tra l’ Arte, lo yoga della risata, Hatha yoga e l’immaginazione Guidata, si propone di aiutare ogni essere umano a riscoprire la propria innata creatività utilizzando la musica (sinfonica, rilassante , leggera), la tecnica yogica di respirazione, il disegno estemporaneo, il movimento corporeo. La khush art parte dal presupposto che l’uomo conservi dentro di sé un nucleo intimo, originale, ricco di emozioni e vissuti profondi, che è importante riconoscere e valorizzare in quanto fondamento del proprio Sé. Entrare in contatto con questo nostro nucleo, che ha un importante valore identitario, procura benessere generale, libera risonanze emotive, aiuta a recuperare resilienza e fiducia negli altri. La Dott.ssa Mariella Passaquindici, creatrice di tale approccio e attualmente nostra tirocinante, dopo anni di esperienze a livello internazionale con lo yoga della risata, ha utilizzato questi concetti per ideare un percorso di “arte Felice “ (Khush Art, appunto ), la cui valenza terapeutica è stata riconosciuta in diversi contesti scientifici in quanto facilitatrice di sanità mentale e strumento di cura in varie situazioni di disagio e sofferenza umana.

La considerazione e l’efficacia degli interventi proposti da Khush Art, nonché l’aspetto ludico con cui vengono proposti gli incontri, hanno stimolato la nostra curiosità sulla possibilità di applicare tale tecnica anche nel campo dell’invecchiamento. Nella nostra struttura esiste, infatti, un’ampia popolazione di anziani che presenta uno spettro di vissuti , comportamenti ed elaborazioni mentali tipici dell’ultima fase della nostra vita. A partire dai disturbi dell’umore fino ai problemi sociali legati all’assistenza, alle problematiche legate alle varie forme di demenza, molti anziani si connotano per essere soggetti vulnerabili e fragili e, come tali, sono portatori di bisogni che richiedono attenzione da parte di tutti. La khush Art, fortunatamente, utilizza tecniche prevalentemente non verbali e quindi si rivela particolarmente efficace per agire sulla sfera psichica, in tutti quei casi in cui diventa difficile utilizzare approcci più razionali, sia per la presenza di meccanismi difensivi a livello psicologico, sia perché, come nel caso di molti dei nostri ospiti anziani, sono subentrati meccanismi neuropsicologici in grado di alterare il normale funzionamento dei processi cognitivi. Alla luce di tali considerazioni, si è deciso pertanto di pianificare un progetto riabilitativo di Khush Art rivolto ai nostri ospiti residenti, con l’intento di apportare loro un maggiore benessere psico-fisico generale, che potesse contrastare tristezza, isolamento e soprattutto appagare almeno in parte quel bisogno di riconoscimento, di scoperta di sé, di autostima, di strutturazione gioiosa del proprio tempo, di cui si sente tanta necessità in questa fase di vita.

Il progetto, durato un mese, prevedeva due incontri settimanali dalla durata di circa un’ora e trenta minuti, ed è stato rivolto a 10 ospiti selezionati in base ad un livello di scolarità compreso tra i 5 e gli 8 anni. Agli stessi, inoltre, è stato somministrato il MMSE al fine di verificare il livello di decadimento cognitivo e il test di Rosenberg, scala per valutare l’autostima, test quest’ultimo ri-somministrato alla fine dell’esperienza per verificare eventuali cambiamenti nella considerazione e accettazione di sé.

Ci si aspettava, infatti, che la possibilità di esprimersi liberamente e dare forma e colori alle proprie emozioni, attenzione al proprio respiro e conoscenza del proprio corpo, e lasciarsi andare durante la sessione senza alcun giudizio su se stessi e sugli altri componenti del gruppo, potesse stimolare un maggiore ascolto della propria parte emotiva, un maggior contatto con la propria immaginazione e fantasia e un apprezzamento positivo di quanto pian piano si scopriva e si ascoltava di sé.

Tralasciando l’aspetto metodologico più tecnico, durante gli incontri organizzati in gruppo si è visto che la diffidenza iniziale si è dissolta a favore di una maggiore fiducia in se stessi e negli altri; la coesione e condivisione hanno liberato l’aspetto emotivo, cognitivo ed espressivo, mentre la possibilità di potersi esprimere graficamente ha facilitato la spontaneità e ridimensionato l’autocritica, regalando ad ognuno una sensazione di leggerezza. Il linguaggio interno è stato così modificato, a favore di un linguaggio più emotivo, più centrato sull’ascolto delle proprie risorse, qualità, bellezza interiore, che accettate ed espresse in gruppo hanno generato una sensazione nuova, positiva, un dire a se stessi “ Vado bene così, è bello essere così “ o ancora “ merito di esistere “ nonostante tutti i pregiudizi e stereotipi sociali . A conferma di quanto detto viene riportato un grafico con i dati raccolti su sette ospiti, che sono stati i più costanti nella partecipazione ai vari incontri.

L’esperienza non ha certamente risolto le problematiche psicologiche di molti ospiti , ma ha sicuramente permesso loro di provare momenti di maggiore intimità, di maggiore apertura verso gli altri e soprattutto di tenerezza e accoglienza verso chi appariva un po’ più estraneo e diverso e per questo da evitare. Il grafico esprime in modo evidente il miglioramento conseguito.

Antonia Fallacara

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