Il futuro delle RSA: ieri il convegno a Villa Giovanni XXIII

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Riflessione a 360 gradi sul ruolo delle strutture sociosanitarie all’interno di una società sempre più anziana e bisognosa di assistenza specifica

Un approfondimento a 360 gradi sul futuro delle RSA, le residenze sanitarie assistenziali per persone non autosufficienti, con focus sugli obiettivi delle Missioni 5 e 6 del Pnrr e sul ruolo che possono avere nel sistema dell’assistenza territoriale. È questo il tema del convegno che si è tenuto ieri a Villa Giovanni XXIII.

Dopo i saluti del presidente della Fondazione Giovanni Procacci ha preso parola il sindaco Francesco Paolo Ricci«Noi ci avvaliamo di un grande primato sociale che si sta sempre più concretizzando attraverso la coprogettazione, l’integrazione sociosanitaria è un punto del nostro programma che abbiamo fortemente voluto. È arrivato il momento in cui il governo decida a sbloccare i fondi del Pnrr, c’è un blocco ingiustificato nei confronti dei Comuni che hanno assicurato l’80% dei fondi. Mi sembra una manovra politica, noi comuni non vogliamo essere chiamati alle corse, alle scadenze su cui non possiamo assicurare niente. Abbiamo personale insufficiente, altre priorità, altri progetti. Abbiamo un privato sociale e un’interlocuzione col pubblico ottima, più di questo non possiamo offrire».

L’incontro è proseguito con l’intervento di Sergio Sgubin, presidente dell’Associazione Nazionale dei Manager del Sociale e Sociosanitario. «Riteniamo che l’assistenza domiciliare debba essere una integrazione dei servizi residenziali e semiresidenziali – ha detto – perché solo parlando di reti condivise è possibile creare un sistema virtuoso. Ci sono dei nodi politici ed economici, la gestione corrente va sostenuta con degli interventi adeguati che vanno in raccordo a tutte le norme. Il mondo delle strutture sociosanitario non è stato valorizzato, anzi, è stato demonizzato durante il covid. Non sono state prese in considerazione le reali possibilità che le strutture».

Dopo uno zoom sul fenomeno crescente del badantato a cura della dottoressa Elisabetta Notarnicola dell’Associate Professor of Practice in Government, Health e Not for Profit, c’è stata la riflessione del presidente Ansdipp Puglia Nicola Castro in merito alle difficoltà vissute dalle RSA in tempo di covid: «Durante la pandemia c’è stata una narrazione fuorviante, troppo condizionata dall’emotività dovuta ai decessi. Nelle nostre strutture abbiamo molte persone non autosufficienti per le quali anche una banale influenza può essere fatale. Questa narrazione è sbagliata, abbiamo affrontato una situazione imprevedibile e a cui eravamo impreparati. Le nostre strutture non sono ospedali ma case, comunità. Non è stato sempre possibile adottare particolari protezioni per gli anziani: non è stato semplice convincere all’uso delle mascherine, immaginate l’isolamento dei casi sospetti, come un malato di Alzheimer. È stato quasi impossibile. Prima di sparare a zero bisognerebbe capire gli utenti e l’organizzazione delle nostre strutture».

A raccontare l’esempio virtuoso del distretto sociosanitario di Crema è stato Davide Vighi, direttore generale Azienda Speciale Consortile Distretto Sociale: «Il sistema sociosanitario ha diversi livelli di integrazione previsti tra ambito sociale e quelli sanitari e sociosanitari si attuano anche attraverso la coabitazione fisica dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali nelle Case di Comunità. L’organizzazione distrettuale permette di riprogettare i servizi in una logica di reale integrazione di funzioni, competenze e professionalità. Nel territorio cremasco l’integrazione fra pubblico, privato e sociale si basa sulla presenza con precisi punti di riferimento nel sistema pubblico e nel terzo settore, nelle relazioni e nelle collaborazioni in sede programmatoria e gestionale. Tutto ciò per garantire la semplificazione del percorso di accesso per il cittadino, le pari opportunità di accesso per tutti i cittadini, tutelando la libertà di scelta e salvaguardando il rispetto dei criteri di priorità per l’accesso alle liste di attesa, connettere con maggiore facilità i servizi coinvolti, rispondendo in tempi celeri al bisogno tutelare del cittadino. Tutti obiettivi del nuovo accordo territoriale. Sono anche previste tre tipologie di percorso: ordinari, di continuità assistenziale e di urgenza».

Hanno preso parte al convegno anche gli assessori regionali della Puglia Rocco Palese (sanità) e Rosa Barone (welfare).

«La stratificazione della nostra popolazione è cambiata molto negli ultimi dieci anni e continuerà a cambiare – ha detto Palese – le persone con più di 65 anni aumenteranno del 7% e avremo la necessità di organizzare una serie di servizi».

«Migliorare la vita e il benessere delle persone – ha aggiunto Barone – passa anche attraverso la politica di tutti i giorni, una politica attenta vive di progettualità verso il futuro più prossimo. Dobbiamo essere pronti a lavorare in un futuro dove gli utenti più numerosi saranno anziani e vanno preparati appositi servizi per far fronte ai nuovi bisogni. Il sociale è diventato centrale. Con la sanità stiamo portando avanti un percorso integrato, è necessario avere una visione d’insieme diversa».

Ha concluso il convegno il presidente Giovanni Procacci: «Il coordinamento delle risorse umane e economiche è la base per guardare al futuro con ottimismo. Occorre mettere su il piano regionale attraverso step e autorizzazioni per poter passare realmente ad operare, altrimenti rischiamo di perdere i fondi del Pnrr. Ci troviamo davanti ad un fenomeno enorme. Dobbiamo consentire alla società di entrare, non per parcheggiare gli ospiti ma per promuovere le sedi d’incontro fra generazioni».

Fonte: Bitontolive.it

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