Intervista al presidente Giovanni Procacci: “Tutto quello che facciamo è per il bene della comunità”
Raccontare un anno di attività della Fondazione Giovanni XXIII significa illustrare un’opera luminosa di assistenza e beneficenza – nel senso etimologico del termine: “fare del bene” – su tutto il territorio che la circonda. Enumerare, poi, i tanti, variegati servizi offerti agli utenti non è impresa agevole, per quanto possa addirittura risultare entusiasmante.
Ci fa da guida il Presidente del più che secolare sodalizio erede della gloriosa Società dei Benefattori, fondata nel 1868, il professor Giovanni Procacci.
La Residenza socio sanitaria assistenziale di 115 posti letto di cui, con i nuovi ultimi accreditamenti concessi dalla Regione, 106 convenzionati con l’Azienda sanitaria locale della provincia di Bari è la più grande struttura della intera Regione, sia per numero di accreditamenti, sia per rapporto tra posti letto autorizzati e posti convenzionati e anche perché è in grado di offrire una filiera di servizi unica, tra disabili, anziani, demenza senile, Alzheimer, condominio solidale e assistenza domiciliare. Anche il Centro diurno integrato per le persone affette da demenza è convenzionato per 30 utenti con l’ASL provinciale, così come la RSA per disabili per 18 posti letto.
Numerosi sono anche i convegni, tutt’altro che autocelebrativi, che si sono tenuti presso la struttura, non solo per analizzare le tematiche legate alle novità riguardanti le Rsa, ma pure per approfondire la figura di Papa Roncalli, il pontefice cui si ispira l’intera realtà.
“Abbiamo potenziato la comunicazione – lumeggia l’ex senatore – affinché l’intera comunità ci percepisca come una preziosa risorsa di umanità e di condivisione. Dobbiamo tutti farci compagni di strada. È stato siglato un protocollo sulla cura fra la l’Istituto comprensivo Sylos e le altre associazioni del terzo settore che intervengono a sostegno delle fragilità, per dare un ulteriore senso alla definizione di Bitonto quale “Città del Sollievo”. Si intende, così, costruire intorno a queste istituzioni un clima di partecipazione, di condivisione e di interesse reciproco, per dare forza alle esperienze di volontariato dei giovani. Da questa rete, che tenderà ad ampliarsi, i ragazzi potranno trarre occasione per fare quelle esperienze che farebbero maturare loro un senso di alterità fondamentale nella propria educazione. Qui, infatti, si tratta di rendere più vivibili quelle fragilità che ineluttabilmente attendono ognuno di noi. Donne e uomini affetti dal morbo di Alzheimer, ospitati in un centro diurno e in uno residenziale, o da demenza senile, disabili, vengono amorevolmente curati in questa Residenza Sanitaria Assistenziale all’avanguardia. Vengono erogate anche efficienti prestazioni di assistenza domiciliare”.
“Inoltre, siamo riusciti a mettere finalmente ordine dal punto di vista istituzionale, facendo la fusione dei tre organismi iniziali: la società di servizi sociali, l’asilo Principessa Margherita e la RSA, tutte insieme in una fondazione con un unico consiglio di amministrazione e con un’assemblea”.
L’illustrazione appassionata prosegue senza dribblare gli ostacoli superati: “Possiamo contare su centoquindici posti di cui 106 in convenzione che consentono ai cittadini bisognosi di assistenza di accedere alla struttura con somme accettabili. Solo una organizzazione così ben consolidata ha permesso di affrontare e superare egregiamente la parentesi di difficoltà causata dal covid. La Regione ci ha persino premiato per questo. La nostra è una Onlus senza fini di lucro, e tutto quello che incameriamo oltre i costi, viene investito per migliorare la qualità dei servizi e del nostro personale. Sono i nostri dipendenti il nostro volto umano“.
Lo sguardo lungiveggente si spinge oltre l’attualità: “Funziona molto bene il condominio solidale in via Manzoni, dove appunto vivono persone che hanno una relativa autosufficienza e che usufruiscono di tutti i servizi che partono dalla Fondazione, inclusi il cibo e l’assistenza sanitaria. Noi siamo pronti ad affacciarci al futuro e ad affrontare la sfida dell’assistenza domiciliare in attesa che la regione definisca le modalità per impegnare i circa trecento milioni che sono previsti dal PNRR, con la consapevolezza che l’Asl non ha le forze umane necessarie per coprire adeguatamente questo servizio. Assistere in casa vuol dire sostenere una persona nel contesto in cui ha vissuto per cui ha bisogno di cure mediche e gestionali. Ecco perché abbiamo inaugurato il centro d’ascolto, un luogo di frontiera, dove incontriamo i bisogni della gente, sostenendola ben al di là dei nostri canonici settori d’appartenenza”.
Idettagli, che abbracciano una vasta gamma di operazioni, annunciano un domani ancor più ambizioso e, al contempo, rassicurante: “Abbiamo elaborato una visione nostra, una programmazione nostra. Abbiamo innanzitutto acquisito intorno all’attuale struttura un fondo di ottomila metri quadri. E stiamo per realizzare l’acquisto di altri fondi per circa duemila metri quadri. Abbiamo ora la disponibilità di circa dodicimila metri quadri, che sono una realtà di grande prospettiva perché lì viene un polo enorme. Abbiamo dato mandato ad alcuni professionisti di redigere un progetto generale per l’ampliamento di altri sessanta posti, tre moduli da venti, anche con stanze singole per consentire ai parenti che lo vogliano, di poter stare insieme o di trascorrere giorni o momenti accanto ai loro cari. Una parte sarà destinata ai disabili. Basti pensare che la nostra struttura è in grado di prendere in carico un disabile anche adolescente e accoglierlo fin quando avrà l’età per essere inserito tra gli anziani. Presto, altre due idee saranno realizzate. La prima, l’asilo di Santa Lucia con uno spazio di circa duemila e cinquecento metri quadri, che ospiterà persone affetti dallo spettro dell’autismo. Risolveremo finalmente il contenzioso col Comune e rientreremo in possesso del Padiglione Ventafridda, dove sarà creato un centro per il recupero della devianza minorile. È anche nelle intenzioni del sodalizio dare vita ad un premio nazionale intitolato al pontefice illuminato che vada a riconoscere e valorizzare le buone pratiche nel settore. Noi cerchiamo di preservare l’assoluta dignità e il decoro più alto delle persone fino al momento dell’addio, com’è dimostrato dalle “sale del commiato”, che abbiamo costruito accanto alla struttura”.
La storia, dunque, continua con la forza di chi crede che i sogni possono trasformarsi in realtà, ogni giorno, con l’impegno e il lavoro di tutti.
Fonte: Da Bitonto